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Hyperledger: perchè non è una vera Blockchain?

Un interessante articolo di Andrey Vedishchev per meglio capire le differenze tra le varie tecnologie che si stanno sviluppando attorno alla Blockchain.
Cercate di capire come lo scontro tra le forze del “sistema” e i veri sviluppatori, coloro che hanno portato questa nuova tecnologia al mondo, sta prendendo forma e come “il sistema” cercherà di mantenere il suo mercato offrendo soluzioni  “aperte”, ma in realtà chiuse e gestite dagli stessi  gestori contro i quali ci si sta battendo ….Comunque, il fatto stesso che questa tecnologia è stata “obbligata” ad essere riconosciuta è un primo passo verso un futuro migliore..
 Hyperledger, come i colossi plasmano il futuro

Potreste esservi  abituati a pensare solo solamente  alle criptovalute, ma non è necessariamente così: Hyperledger non è una criptovaluta, non è una Blockchain, e non è neppure un’azienda.

È invece definibile come uno sforzo collettivo di decine di aziende per sviluppare soluzioni open source basate sulle Distributed Ledger Technologies (DLT) – di cui Blockchain è l’esponente più conosciuto – per l’industria.

hyperledger[1]

È ormai infatti di dominio comune che Bitcoin o Ethereum abbiano problemi di scalabilità di non scarsa rilevanza causati dal fatto che ogni peer si occupi di convalidare tutte le transazioni, aggiornare la Blockchain, mantenerla nella sua interezza su un dispositivo di archiviazione ed eseguire algoritmi del consenso come quelli che abbiamo trattato due settimane fa.

Senza contare che le transazioni su Blockchain come quella di Ethereum sono visibili a chiunque in chiaro. Certo, mittente e destinatario sono indirizzi composti da sequenze di caratteri alfanumerici, ma se in un futuro non troppo ipotetico le DLT dovessero diventare il meccanismo fondante della nuova Internet, le aziende potrebbero trovarsi interessate – o obbligate – a dichiarare il proprio indirizzo pubblico.

La diretta conseguenza di ciò è che i dettagli di una fornitura di materie prime, per esempio, potrebbero essere visibili ai competitor di cliente e fornitore; rendere pubblica un’informazione simile produrrebbe un problema di concorrenza. Immaginate, per esempio, che Samsung sappia in anticipo se e quando LG avrà difficoltà nella produzione di televisori di un certo tipo.

Hyperledger London 8 Consensus[1]

Per tale ragione all’interno di Hyperledger, vero e proprio consorzio di innovazione, si stanno sviluppando diverse soluzioni alternative. Soluzioni certamente open source – come detto prima -, ma destinate ad aziende e dunque garanti di privatezza e privacy per gli utilizzatori. Vediamo ora alcuni dei progetti più interessanti ad oggi.

..E chi garantisce il garante??….Il caso Facebook è ancora nelle nostra memoria…o nessuno se lo ricorda più??

  • Hyperledger Fabric

 Fabric è un’implementazione di Blockchain a cura di IBM. Permette la realizzazione di soluzioni private e permissioned: gli utilizzatori possono comunicare ed interagire con la Blockchain realizzata dall’azienda solo su invito. Tali fattispecie di invito si possono poi suddividere in diverse tipologie: il funzionamento è analogo a quello di un DB dove il Database Administrator fornisce diversi privilegi ai vari utenti.

Una delle peculiarità più interessanti è che Fabric consente la creazione di canali. Facciamo un esempio per spiegare perché ciò si presta ad essere definito dirompente. Immaginiamo di essere in un futuro dove, per rendere più efficienti i processi, un consorzio agrario al quale aderiscono produttori di vino, imbottigliatori e supermercati adotti Hyperledger Fabric.

Un produttore membro di questo consorzio potrebbe decidere di vendere parte del proprio vino ad un imbottigliatore specifico a un prezzo di favore, mantenendo un diverso prezzo per tutti gli altri imbottigliatori del consorzio. A tale scopo potrebbe essere creato un canale a cui avrebbero accesso solamente le due parti coinvolte nella transazione, e nessuno all’esterno di esso conoscerebbe l’entità dell’importo di favore pagato dall’imbottigliatore. Se si fosse adottata una Blockchain pubblica come quello di Ethereum, invece, tale informazione sarebbe stata accessibile a chiunque, ma con Fabric ciò non si verifica.

Mi sembra chiaro che questo è il ragionamento base del “cerchiamo un mezzo per fare i furbi”..

Fabric inoltre offre pieno supporto all’implementazione di smart contracts da scriversi in “chaincode”. Il chaincode viene oggi redatto in Go, ma sono previsti aggiornamenti che consentiranno anche l’adozione di Java ed altri linguaggi.

Naturalmente le criptovalute non sono affatto coinvolte in tale processo. Certo, nulla vieta al consorzio di realizzarne una da usare come “buono” per regolare transazioni. Ma Fabric, come gli altri progetti sotto l’egida di HL non sono per nulla vincolati all’utilizzo di alcuna criptomoneta.

  • Hyperledger Sawtooth

Sawtooth è utilizzato negli stessi casi di Fabric, ma con alcune differenze. La più evidente è che in questo caso si tratta di un prodotto sviluppato da Intel. Una caratteristica interessante di Sawtooth è che consente anche la realizzazione di Blockchain trustless, a differenza di Fabric dove erano tutte “permissioned”.

In Sawtooth è possibile cambiare algoritmo del consenso semplicemente emettendo una transazione sulla Blockchain che venga poi approvata dalla rete. Nessun bisogno di fork, insomma. (Vero, Bitcoin?)

ST implementa poi uno dei più promettenti algoritmi del consenso: il Proof of Elapsed Time(PoET). Intel dichiara che una “lottery function”, debba quantomeno garantire:

  • Correttezza: dovrebbe consentire a chiunque di validare un blocco in una popolazione quanto più vasta possibile
  • Giusto investimento: il costo per diventare leader e quindi aggiungere e validare un blocco debba essere proporzionale al vantaggio che ne deriva
  • Facilità nella verifica: dev’essere relativamente semplice per tutti i partecipanti alla Blockchain verificare che il leader sia stato legittimamente eletto

PoET, sempre stando alle dichiarazioni di Intel, garantisce tutte e tre le condizioni contemporaneamente.

Come funziona? Ogni partecipante alla rete può richiedere, attraverso una sicura funzione implementata nella codebase di Sawtooth, di diventare leader e validare un determinato blocco. Più partecipanti proveranno a ottenere tale privilegio, e prevarrà chi avrà ottenuto il tempo di attesa minore, assegnato dal sistema in modo casuale.

Trascorso tale tempo di attesa, un’ulteriore funzione controllerà che il leader abbia raggiunto la possibilità di validare il blocco in maniera legittima e tramite la funzione autentica. Se ciò sarà verificato, il leader potrà validare il blocco. La probabilità di essere eletto leader dipende da quanto si contribuisce alla rete, dove il contributo fornito è misurato dalla quantità di risorse computazionali general purpose a propria disposizione. Si sottintende quindi che non vadano bene le ASIC, che darebbero un vantaggio decisamente sproporzionato a parità di spesa con hardware general purpose.

Tale sistema è quindi di ordini di grandezza meno energivoro del tradizionale Proof of Work di Bitcoin, ma garantisce un analogo livello di sicurezza ed integrità della distributed ledger. Inoltre, il basso costo di partecipazione richiesto incentiva nuovamente anche i piccoli utilizzatori a partecipare all’algoritmo del consenso.

Senza contare che il disincentivo a imbrogliare sparisce se si considera che una soluzione di questo tipo verrebbe utilizzata tipicamente nell’ambito di un insieme di imprese, e queste hanno tutto l’interesse a rimanere all’interno del gruppo. L’isolamento porterebbe a danni economici ingenti.

  •  I vantaggi di Hyperledger

Immaginiamo nuovamente l’imbottigliatore dell’esempio di prima che perde l’accesso al consorzio vinicolo dopo aver perpetrato una condotta scorretta: incorrerebbe in un dramma economico, non avendo più l’accesso ai produttori di vino che gli consentivano prezzi sicuramente agevolati rispetto a quelli contrattabili con un produttore di vino terzo al consorzio.

Hyperledger insomma promette di accelerare notevolmente la ricerca nell’ambito delle DLT e condurci in quella che può diventare una nuova Internet decisamente più vicina alla visione originaria di Tim Berners-Lee. Per partecipare è necessario essere membri della Linux foundation, che amministra Hyperledger.

Inoltre si pagano delle commissioni: 250mila dollari il livello premium, mentre per diventare “general member” si paga da cinque a cinquantamila dollari, in base al numero di dipendenti all’interno dell’azienda aspirante. È prevista una completa esenzione per le realtà non-profit e per gli enti governativi.

I vantaggi dell’essere membri sono molteplici: si potrà infatti collaborare attivamente nella realizzazione dei progetti e proporne di nuovi, avere la possibilità di partecipare ad eventi e meetup privati con gli altri membri, ricevere consulenza tecnica e legale su tecnologie DLT.

E voi? Come vi schierate sulla questione dello scaling e dello sviluppo delle DLT? Preferite un approccio come quello di Hyperledger o vi schierate con Bitcoin, Litecoin e lo sviluppo che viene portato avanti da sviluppatori indipendenti? Fateci sapere la vostra nei commenti!

Definitivamente dalla parte degli sviluppatori indipendenti. La tecnologia deve essere di tutti e accessibile a tutti. Non vorrei vedere una nuova Microsoft gestire il mondo.